Oasi Naturalistica "I gorèt" (stazione 12 di Corona Verde)
Scheda
Nome | Descrizione |
---|---|
Indirizzo | Nole - Corona Verde Stura |
Web |
http://coronaverdestura.it/wp/wp-content/uploads/2015/12/12_nole_goret.jpg (Apre il link in una nuova scheda) |
In dialetto locale, la denominazione "gorèt" indica i boschi ripariali del torrente Stura. Le "Gure" sono infatti i salici che crescono spontaneamente lungo queste rive, da cui venivano ricavati i materiali per fare i cesti, oltre a legare le piante di vite ai filari e le pannocchie di mais alle "travà" delle case per farle essiccare.
I "gorèt" conservano ancora gli antichi sentieri che conducevano ai guadi e alle "pianche", le antiche passerelle in legno utilizzate per attraversare il torrente Stura.
Le aree dei gorèt sono state oggetto di un cantiere di cava integrata, intrapreso nel 1986 con l'obiettivo di uitilizzare le tecniche dell'ingegneria naturalistica per ricucire le ferite inferte al paesaggio sugli scavi ormai abbandonati.
L'opera di recupero ambientale ha consentito di ricreare habitat ricchi di biodiversità, in cui le acque risorgive alimentano laghetti, stagni e aree umide tra loro comunicanti.
Lungo le sponde è stato ricostituita la vegetazione ripariale e igrofila, con salici, pioppi e ontani, alternate a tife e carici. Un ecosistema completato dal tipico bosco di pianura, con querce, carpini, frassini, tigli e ciliegi da legno.
Negli angoli di natura riconquistata si è creato l'habitat ideale per la nidificazione ed il conseguente ripopolamento dell'avifauna tipica degli ambienti umidi. E' frequente incontrare il germano reale, la gallinella d'acqua, il martin pescatore, il tuffetto, oltre agli inconfondibili aironi cenerini. Molto ampia la varietà anche per quanto concerne l'ittiofauna locale.
I "gorèt" conservano ancora gli antichi sentieri che conducevano ai guadi e alle "pianche", le antiche passerelle in legno utilizzate per attraversare il torrente Stura.
Le aree dei gorèt sono state oggetto di un cantiere di cava integrata, intrapreso nel 1986 con l'obiettivo di uitilizzare le tecniche dell'ingegneria naturalistica per ricucire le ferite inferte al paesaggio sugli scavi ormai abbandonati.
L'opera di recupero ambientale ha consentito di ricreare habitat ricchi di biodiversità, in cui le acque risorgive alimentano laghetti, stagni e aree umide tra loro comunicanti.
Lungo le sponde è stato ricostituita la vegetazione ripariale e igrofila, con salici, pioppi e ontani, alternate a tife e carici. Un ecosistema completato dal tipico bosco di pianura, con querce, carpini, frassini, tigli e ciliegi da legno.
Negli angoli di natura riconquistata si è creato l'habitat ideale per la nidificazione ed il conseguente ripopolamento dell'avifauna tipica degli ambienti umidi. E' frequente incontrare il germano reale, la gallinella d'acqua, il martin pescatore, il tuffetto, oltre agli inconfondibili aironi cenerini. Molto ampia la varietà anche per quanto concerne l'ittiofauna locale.